Quantcast
Viewing all articles
Browse latest Browse all 17

Locarno 70. Recensione: SCARY MOTHER. Dalla Georgia uno psycho-thriller tra genere e autorialità

Image may be NSFW.
Clik here to view.
961712
Image may be NSFW.
Clik here to view.
961676
Scary Mother (tit. originale in georgiano: Sashishi Deda)
di Ana Urushadze. Con Nata Murvanidze, Ramaz Ioselani, Dimitri Tatishvili, Avtandil Makharadze. Cineasti del Presente.
Image may be NSFW.
Clik here to view.
961677
Parte malissimo, questo film made in Georgia (caucasica), come manifesto di istanze veterofemminste. Con una povera donna che si sente scrittrice oppressa e conculcata da marito bischero e figlioli ottusi. E viene voglia di scappare dal cinema. Poi però il film svolta, prende cadenze e toni da thriller, se non proprio da horror. E decolla. Se solo la regista si fosse decisa prima. Voto 6+

Image may be NSFW.
Clik here to view.
961662
Per almeno un’ora è semplicemente terribile, che ti vien voglia di scappare, di mollare tutto e andarti a ritemprare con qulcosa di fresco, se non fosse per il solito Super Io cinefilo che ti inchioda alla poltrona a soffrire fino all’ultimo secondo, fino all’accensione delle luci. Super Io però non così diffuso neanche tra gli animali da festival, che difatti durante la proiezione stampa di Scary Mother al Kursaal si son dati alla fuga di massa. Sicché siamo poi rimasti sì e noi in sei o sette, e siccome il finale non risulta chiarissimo – è un vizio di questo Locarno, ma non solo – è stato quasi impossibile scambiare pareri e punti di vista per mancanza di materiale umano di confronto. Film venuto dalla Georgia (caucasica), che non è il caso di mettersi a sghignazzare e urlare alla Fantozzi vs. Potemkin, perché da quelle parti signore e signori sono arrivati ultimamente un bel mazzo di bei film, genere neo-neorealismo rumeno, cinematografia evidentemente di riferimento per quella di Tbilisi. In Bloom qualche anno fa ha sfiorato la nomination all’Oscar, e tra 2016 e ’17 ha fatto il giro dei meglio festival, da Berlino a Istanbul, My Happy Family, notevolissimo davvero, che avercene in Italia. Ma riveniamo a questo Scary Mother, che se all’inizio sembra inscriversi nei modi del cinema realista georgiano, poi se ne discosta parecchio, ed è una sorpresa abbastanza forte. Per un’ora, dicevo, c’è da disperarsi, convinti di essere sprofondati in uno di quei film veterofemministi anni Settanta, tutt’al più Ottanta, con la povera donna di talento inibita, repressa, cancellata dal solito maschio padrone e da una famiglia sorda, goista e ottusa.
Manana ha un marito prepotente (non manesco, non cattivo, attenzione), un figlio e una figlia adolesenti, e una casa da mandare avanti. E però lei è scrittrice dentro, faticosamente ruba tempo al sonno e ai doveri casalinghi e scrive, scrive, scrive. Il consorte non la capisce, i figli figuriamoci, unico ad apprezzare il suo romanzo ormai in dirittura finale è il titolare di una cartoleria vcino casa. “Manana, hai scritto un capolavoro! Da anni non leggevo niente di tanto importante! E quelle pagine sul sogno! Hai l’impressione leggendole che quel sogno lo faccia tu stesso!”. Capite che con dialoghi così vien da mettere mano al Kalashnikov. A pggiorare il tutto un’attrice perfettamente e insopportablmente calata nei panni della donna oppressa e dolente, con una faccia da lutto che grida pur nel silenzio Aiutatemi! Salvatemi! Sono una Grande Scritrice, non una casalinga!
Ma bisogna saper aspettare. Perché il film a un certo punto imbocca la strada dello psycho thrler, con venature horror, dettagli sanguinolenti e perfino una camera del peccato e del delirio tutta rossa. Per via soprattutto della progressiva e sempre più pericolosa identifucazione della nostra Scrittrice con una figura di femmina assassina della mitologia filippina (ma dai!), una specie di Erinni del Pacifico. Identificazione che porterà a aviluppi fino a quel momento non immaginabili. Sì, certo, il rivendicazionismo femminile e la lagna femminista vintage continua ad aleggiare, con la strega filippina promossa a vindice dei torti subiti da Manana e, per dirla con De Beauvoir, del secondo sesso al completo. Ma almeno ci si inoltra nel cinema di genere, e questo rende di colpo tutto diverso, e molto più ghiotto. Quando il marito viene a conosccenza del contenuto del manoscritto – un’autobiografia nenche troppo traslata in cui Manana mette alla gogna tutta la famiglia, a partire dal padre, oltretutto con abbondante uso di sesso esplicito – se ne impossessa e lo brucia. Quale violemza, quale umiliazione per la scriitrice che non vuole più fare la casalinga-moglie-madre. Scaperò di casa, se ne andrà ad abitare dal suo devoto ammiratore, il cartolaio poi anche tipografo (per amore suo, per stamparle il romanzo rifiutato come pornogrfco da tutti gli editori su piazza). Non sto naturalmente a dirvi gli sviluppi della faccenda che, nonostante i dialoghi sempre ridicoli e l’attrice sempre malmostosa, riesce incredibilmente a conquistarci.
L’idea dello scambio tra letteratura e vita non è originalissima, ma sempre buona. La sceneggatura – battue infelici a parte – funziona egregiamente. Finale enigmatico. Naturalmente se ne parla già come si una sòla, tutt’al più come di un guilty pleasure. Io dico che se la regista fosse stata un filo più astuta e ruffiana, e avesse imboccato subito con decsion subto la pista del genere magari calcando i toni orrorifici, e lasciando perdere le smanceroità da Nora tardoibseniani del caucaso, ne sarebe venuto fuori qualcosa di molto buono. Così bisogna accontentarsi a metà, e pure un qualcosa meno. Se l’avessero prodotta in Aerica sarebbe già un culto, di quegli horror intellettual-coolissimi tipo It Fellows che fanno orgasmare i web-critici di casa nostra. Compresi, magari, coloro che ieri si son dati alla fuga dal Kursaal.
Incredibile la location principe di Scary Mother, un palazzone di cemnto corroso, sporco e illividito di purissima marca comunista, con balconi-feritoie a mezzaluna e ponte sospeso su uno squallido nulla a collegare l’inctedibile torre col resto della città. Che Metropolis di Lang al confronto non è niente.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 17

Trending Articles