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Channel: cineasti del presente – Nuovo Cinema Locatelli
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Locarno Festival 2013: l’italiano THE SPECIAL NEED, un disabile in cerca di amore (e sesso). Recensione

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Enea

Eneathe special need 4

The Special Need (Un bisogno particolare), regia di Carlo Zoratti. Con Enea Gabino, Carlo Zoratti, Alex Nazzi. Italia/Germania. Presentato nella sezione Cineasti del presente.
Disabilità e amore, disabilità e sesso. Se ne parla in questo Locarno Festival in due film. Il primo è il canadese, anzi québecois, Gabrielle, presentato in Piazza Grande e accolto assai bene dal pubblico (tant’è che lo si dà per favorito per il premio della sua sezione: domani sapremo). Il secondo è questo The Special Need, documentario strutturato come una storia, come una narrazione (ma ormai i confini, si sa, sono labili), girato in italiano da un italiano su un ragazzo disabile italiano, ma coprodotto con capitali tedeschi e con titolo e credits in inglese per facilitarne la circolazione sui mercati stranieri e sottolineare l’universalità del tema. Siamo nel Friuli delle tante fabbriche, per la precisione in un paese chiamato Tavazzano. È lì che vive Enea, 29 anni, una famiglia amorevole, un lavoro in una fabbrica tessile, degli amici, nessuna ragazza, anche se a lui le donne piacciono parecchio. Enea ha una lieve disabilità psichica che lo rende appena sconnesso dalla realtà, senza peraltro impedirgli una vita piena. In altri tempi si sarebbe parlato di ritardo mentale e, adesso che non si può più, le parole per dirlo son difficili da trovare. Le donne, il sesso. Enea sogna la sua donna per la vita. Le approccia senza timidezza, per strada, in piscina, in modo anche buffo (e inopportuno spesso), ma la risposta è invariabilmente no. Gli amici Alex e Carlo (il regista di questo film) decidono che è arrivato il momento di dargli una mano. Ma come? Il primo tentativo lo fanno con alcune prostitute della zona, ma niente. Loro con un disabile fisico ci starebbero anche, ma con uno psichico no, hanno paura, anche se Enea è chiaramente inoffensivo. Si va in pellegrinaggio da Pia Crove e Carla Corso, che poi stan vicino a casa, a Pordenone, storiche fondatrici oltre trent’anni fa del movimento italiano per i diritti delle prostitute, e il loro consiglio è: in Italia è dura, cercare una ragazza a pagamento per Enea si può configurare secondo la legge vigente come favoreggiamento della prostituzione, e dunque provate in un bordello austriaco. Così in furgone Alex, Carlo e Enea partono per Graz. Ma neanche lì ci sarà la prima volta. La tappa successiva è un centro tedesco di aiuto e sostegno sessuale ai disabili, con istruttrici-accompagnatrici dedicate al compito. Che dire di The Special Need? Enea è simpatico, difficile non stare dalla sua parte. Ma il film non ha la grazia e le sottigliezze di L’estate di Giacomo, la storia tra doc e finzione di un ragazzo sordastro e di un suo doppio innamoramento che vinse proprio qui a Locarno nel 2011 il Pardo di Cineasti del presente. The Special Need non ne ripete il miracolo, non ne ha l’equilibrio, e qualche dubbio sulle limpidezza dell’operaziona viene. Il bisogno e la voglia di Enea sono certo comprensibili, ma vederlo con i suoi amici aggirarsi tra prostitute e centri in cui l’eros sa di assistentato sociale e di ambulatorio medico-psichiatrico comunica un certo malessere. Ma forse sta proprio qui paradossalmente il merito di The Special Need, che non tende all’edulcorazione, non nasconde come in casi simili sia la prostituzione, dichiarata o mascherata, la sola strada realisticamente percorribile (del resto, era quanto ci mostrava anche qualche mese fa il film americano The Sessions, con un disabile tetraplegico e la terapeuta del sesso Helen Hunt). Alla fine si resta con più domande che risposte, e ci si chiede se la cultura dei diritti illimitati e del desiderio senza vincoli che impera in Occidente da decenni non rischi di capovolgersi oggi in una nuova trappola. Siamo sicuri che il sesso a ogni costo, il sesso come coazione psichica e fisica, sia meglio della sua mancanza? The Special Need vuol essere un manifesto dei diritti dei disabili, finisce invece con il comunicarci un oscuro, insopprimibile disagio.


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